La data di sette aprile anno millenovecentonovantaquattro si è svolto Il genocidio dei tutsi in Ruanda. Quello genocidio si inserisce storicamente in un progetto genocidi latente da diversi decenni, attraverso diverse fasi di massacri di masse, e strategicamente nel rifiuto del nucleo duro dello Stato ruandese di reintegrare gli esuli tutsi, oggetto della guerra civile ruandese.
Il record mondiale del genocidio
Questa guerra, opponeva il governo ruandese, costituito da Hutu, al Fronte patriottico ruandese, accusato dalle autorità di voler imporre, con la presa del potere, il ritorno dei Tutsi esiliati nel loro paese. Gli accordi di Arusha, che prevedevano tale reintegrazione per porre fine alla guerra, erano ancora solo parzialmente attuati a causa della resistenza del nucleo duro del regime Habyarimana.
Ottocentomila tutsi sono stati stimati uccisi violentemente in questa operazione, hanno perso la vita in tre mesi. Coloro che tra gli hutu si sono dimostrati solidali con i tutsi sono stati uccisi come traditori della causa hutu. Per cento giorni è stato il genocidio più rapido della storia e il più grande numero di morti al giorno. È opportuno sottolineare che un genocidio non è qualificato come tale a causa del numero di morti, ma su un'analisi giuridica dei criteri definiti all'epoca dalla Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio. Di conseguenza, l'espressione «genocidio ruandese», spesso utilizzata nei mezzi di comunicazione e nei discorsi.
La guerra politica ed etnica
La discriminazione ruandese tra hutu e tutsi, definita etnista da specialisti, che ha raggiunto il culmine, si è costruita in un complesso processo storico tra la realtà della popolazione ruandese e il modo in cui i colonizzatori da un lato, e i vari ruandesi d'altra parte, l'hanno percepita e spiegata. In questa storia del Ruanda si sono sommati in modo determinante i successivi vantaggi politici che questi vari attori hanno creduto di poter trarre da questa discriminazione,
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